Gli effetti della crisi si fanno sentire anche sulla tavola degli italiani. Leggevo un’ Ansa ieri sera, e, l’osservazione di Aldo Grasselli, Presidente del comitato nazionale per la sicurezza alimentare, ha rapito la mia attenzione. Secondo Grasselli, la crisi che il nostro paese sta iniziando a vivere, porterà ad un graduale scadimento della qualità della nostra alimentazione. Il ragionamento che Grasselli fa è molto semplice. In tempo di ristrettezze economiche, il cittadino tende a risparmiare un po’ su tutto e, anche la scelta degli alimenti, subirà l’influenza del prezzo e della paura di non farcela nel periodo di maggiori difficoltà. Gli italiani più esposti agli effetti della crisi, guardando solo ed esclusivamente il prezzo, finiranno per scegliere gli alimenti che, a detta sempre di Grasselli, potrebbero a lungo andare essere causa di serie patologie. Che dire, piove sul bagnato. Un piccolo ma significativo rimedio in verità ci sarebbe e di certo, non risiede nelle tanto sbandierate “social card”. Basterebbe non elargire aiuti economici e ammortizzatori sociali a quei settori che fanno della speculazione una regola per i loro affari. Il fatto che il prezzo della pasta ad esempio, non sia significativamente sceso, nonostante il crollo del prezzo del petrolio e delle materie prime, vuol dire che le industrie del settore ci stanno marciando e allora in qualche modo, una società equa e solidale con i più deboli, deve essere molto severa verso questo tipo di speculazioni e punire chi cerca di far profitti lucrando sulla povera gente.
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