Tra i metodi che ultimamente hanno avuto larga diffusione, in Italia ma anche nel resto del mondo, per quanto riguarda la crescita, il miglioramento personale, troviamo sicuramente
Ma che cosa è esattamente
Dobbiamo osservare che in Pnl molto spazio viene lasciato all’azione, al cambiamento repentino e talvolta istantaneo di vecchie, malsane e controproducenti abitudini. Programmazione neurolinguistica sta a significare che, attraverso l’uso del linguaggio e i processi neurologici è possibile programmare o anche ri-programmare il nostro modo di pensare e di conseguenza agire.
Nata nei primi anni settanta da Richard Bandler, studente di psicologia all’università di Santa Cruz in California ed esperto informatico, e John Grinder professore di linguistica,
In Programmazione neurolinguistica si usa dire che “la mappa non è il territorio”. Noi ci facciamo ogni giorno, anzi in ogni istante, una mappa di quello che secondo noi è il mondo reale. Ma questa è solo ed esclusivamente una nostra rappresentazione, una ricostruzione che effettuiamo attraverso la percezione, l’elaborazione e la distorsione di ogni stimolo esterno. In Pnl abbiamo tre tipi di canali attraverso i quali filtriamo il mondo reale:
Il tipo ‘Visivo’ che percepirà principalmente attraverso la vista e quindi farà riferimento nel suo modo di rappresentarsi le cose a ciò che ha visto.
Il tipo ‘Uditivo’ userà preferibilmente l’udito per accedere alla ricostruzione interna della realtà e infine il ‘Cenestesico’ che ha nelle sensazioni, nelle emozioni, il suo canale privilegiato.
Questa distinzione è importante e spiega anche il perché, spesso, quando si chiede a due persone di descrivere un evento a cui hanno assistito insieme, si hanno versioni che in apparenza possono sembrare molto differenti. In certi casi è importante stimolare nell’interlocutore anche gli altri canali percettivi al fine di avere una completa descrizione degli accadimenti.
Allo stesso modo è possibile capire perché talvolta alcuni studenti pur disponendo dello stesso professore e avendo seguito le stesse lezioni di tutti gli altri, risultino essere impreparati. In questo caso potremo tranquillamente dire che la colpa non è dell’alunno ma del professore che non è stato in grado di insegnare, integrando un linguaggio che sia compatibile con tutti e tre i canali di percezione degli alunni.
Se vi trovate a dover spiegare un qualcosa ad un uditivo e usate metafore come: “vedi, questo sistema funziona così…” oppure: “immagina di avere tra le mani un potente calcolatore”, probabilmente avrete qualche problema a farlo interessare alla vostra materia. Sono piccoli esempi ma è chiaro che ad un uditivo, sarebbe meglio parlare con tono suadente, con ritmo cadenzato e tono confidenziale ed eventualmente usare locuzioni del tipo “senti come suona bene questo concetto?” oppure: “non è musica per le tue orecchie questa roba…?”
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